e le fere e gli augelli il sonno affrena,
Notte il carro stellato in giro mena
vegghio, penso, ardo, piango e chi mi sface
sempre m’è innanzi per mia dolce pena;
guerra è il mio stato, d’ira e di duol piena,
e sol di lei pensando ho qualche pace.
Così sol d’una chiara fonte viva
move il dolce e l’amaro ond’io mi pasco;
una man sola mi risana e punge.
E perché il mio martir non giunga a riva,
mille volte il dì moro e mille nasco:
tanto dalla salute mia son lunge.
Francesco Petrarca
La quiete apparente?
RispondiEliminaMi sa che è un po' come ti senti tu ora...
A presto, ciao ciao.
Lo sapevo che non ti sarebbe sfuggito... ;)
RispondiEliminaBaci!