Un personaggio del film New Moon, seguito di Twilight che è andato in onda martedì scorso in prima serata, ad un certo punto del film dice una frase che mi ha fatto molto riflettere.
Per chi ha già visto il film, non sarà difficile ricordare la scena in cui avviene, per chi non lo conosce (credo in pochi) occorre fare una piccola premessa.
Bella, che è la protagonista del film, s'innamora di Edward, un vampiro. La cosa succede già nel primo capitolo della saga, nel secondo film, i due ragazzi si accorgono che l'amore tra un essere umano e un vampiro è una cosa molto pericolosa che rischia di porre fine alla vita di Bella così Edward decide di andar via e fare in modo che Bella si dimentichi di lui.
Come spesso accade per i primi amori e soprattutto per quegli amori estremamente intensi che rischiano di portare le persone alla deriva, la decisione porta più dolore che altro e così Bella soffre molto arrivando addirittura a rischiare in più occasioni la sua vita che ormai le sembra vuota e senza senso.
Il padre di Bella, Charlie, una notte in cui viene svegliato dall'ennesimo incubo della ragazza, accorre in camera della figlia, visbilmente turbata dal sogno, le ricorda che bisogna aprirsi alla vita e le suggerisce di ritornare a vedere i suoi amici soprattutto Jacob, figlio di un grande amico di Charlie e ragazzo davvero affidabile. Mentre è sul letto e le parla, le dice esattamente così:
"Sai a volte, dobbiamo imparare ad amare ciò che ci fa bene. Capisci cosa voglio dire?"
E lì ho risposto io, come se fossi Bella. "Si Charlie, so cosa vuoi dire".
Quest'anno per me è stato pieno di novità tutte arrivate all'improvviso, tutte insieme e forse non avere il tempo di fermarsi a riflettere è stato un bene per certi versi.... (il solito bilancio pre-compleanno...)
Tuttavia oggi so che ad aprile/maggio dello scorso anno ero come Bella...forse non avrei fatto cose molto stupide e insensate, essenzialmente perchè c'è una parte di me che ragiona autonomamente anche quando io sono nelle condizioni peggiori e non vorrei farlo, ma ero anche io in quello stato d'animo così triste e depresso.
Il non fare cose stupide e insensate però, è un gran vantaggio. E' come avere il salvavita incorporato e su questa parte di me non ho potere. Qualcuno lo chiama "istinto di sopravvivenza o di conservazione" e permette non solo di evitare gesti folli, come buttarsi sotto ad un treno o tagliarsi le vene, ma anche agire nel modo migliore e più giusto anche se provoca dolore, fare scelte pratiche anche se costano sacrifici. E' un istinto intelligente, per essere un istinto...
Il non fare cose stupide e insensate però, è un gran vantaggio. E' come avere il salvavita incorporato e su questa parte di me non ho potere. Qualcuno lo chiama "istinto di sopravvivenza o di conservazione" e permette non solo di evitare gesti folli, come buttarsi sotto ad un treno o tagliarsi le vene, ma anche agire nel modo migliore e più giusto anche se provoca dolore, fare scelte pratiche anche se costano sacrifici. E' un istinto intelligente, per essere un istinto...
In alcuni esseri umani è sviluppato, in altri è latente e non riesce a vincere del tutto per cui la persona può prendere il soppravvento e farsi guidare da scelte irrazionali, ma non è il mio caso. Non lo è mai stato.
Sapere però che ho scelto di amare quello che mi fa bene potrebbe essere una sorta di sconfitta. Vuol dire forse che non ho scelto quello che amavo veramente?
Oppure è una conseguenza del diventare "maturi"? E qui mi ricollego al mio post precedente, per cui c'è un qualcosa che ha a che fare con l'evoluzione e quindi tutti arriviamo prima o poi a capire che è giusto amare ciò che ci fa bene?
E' l'istinto che dice "basta masochismi", oppure è mancanza di coraggio?
Forse come in tutte le cose della vita non c'è una risposta, saranno due scuole di pensiero e quindi ognuno preferisce la sua versione.
Ma allora, una volta che abbiamo scelto, la domanda è: "sono sicura che non sentirò la mancanza di qualcosa che non ho mai provato?"
La risposta si chiama rimpianto. E non bisognerebbe vivere di rimpianti e neppure vivere per accontentarsi, perchè quello è sopravvivere, prima o poi dovevo affrontarlo il tema di questo blog.
Sopravvivere non è vivere, ma se uno sa come sopravvivere ed evitare di fare certe scelte che gli impedirebbero di vivere, è condannato al rimpianto?
In fondo c'è una cosa che appaga di meno della felicità ma è più duratura: la serenità.
E la serenità non é forse una buona base per scoprire che, in realtà, si è felici?