
E' di questi giorni infatti, la proposta leghista di effettuare un "test di dialetto", da inserire nella riforma scolastica, ai professori che insegnano nelle scuole del Nord Italia per testare la conoscenza della storia, delle tradizioni e dei costumi della regione in cui insegnano.
La Lega ritiene infatti che questo sia il modo migliore per testare le capacità dell'insegnante e non i suoi titoli o le precedenti esperienze di insegnamento che non garantirebbero "un'omogeneità di fondo" (parole testuali della deputata della Lega che ha presentato la proposta), in quanto i titoli si possono comprare e spesso risulta così nelle scuole.
Ora...certamente è una proposta in linea con i principi del partito leghista e su questo niente di cui meravigliarsi, ma nella lista delle cose che non vanno e che sono incostituzionali in questa proposta di legge, io non so proprio da dove cominciare!
Provo partendo dalle parole che sono state usate per spiegare il motivo di questa proposta e che riporto fedelmente: "Questa nostra proposta che, ripeto, è l'unico punto che noi chiediamo venga inserito nella riforma, punta ad ottenere una sostanziale ugualianza tra i professori del Nord e i professori del Sud. Non è possibile, infatti, che la maggioranza dei professori che insegna al Nord sia meridionale".
Io mi chiedo: ma come si possono dire tutte queste cose e non cogliere il senso dell'incostituzionalità di cui sono intrinse?
L'italia è una, l'hanno fatta gli italiani che sono morti per riunificarla e il fatto che esistano più professori meridionali potrebbe forse dipendere da un maggior numero di laureati in materie umanistiche e letterarie originari del Sud piuttosto che del Nord.
Del resto è fatto ormai noto che chi si laurea al Nord, ha molte più possibilità d'inserimento lavorativo in vari settori e non ambisce necessariamente a fare il professore per la scuola pubblica.
Complice un'atavica questione meridionale, sulla quale non ha nemmeno più senso ritornare, ancora oggi i laureati del Sud, vedono nell'impiego statale la migliore opportunità di lavoro che gli può essere offerta. Ragionandoci, quindi, è questo provoca lo squilibrio fra le percentuali degli insegnati di origine meridionale e quelli di origine settentrionale.
Le leggi sull'istruzione inoltre, non sono regionali ma statali, per cui, nelle graduatorie di insegnamento rientrano tutti i profossori d'Italia ed essendoci sempre carenza di docenti al Nord, appare quasi scontato che è lì che si concentri la maggioranza dei docenti presenti nelle graduatorie scolastiche che, per quanto detto sopra, risultano più affollate da meriodionali piuttosto che da settentrionali.
Dunque...ecco svelato l'arcano! Non è un tentativo di invasione barbarica da parte del Sud sul Nord!
Rispetto molto la difesa e gli interventi volti alla valorizzazione delle peculiarità regionali del nostro bellissimo e varigato paese, ma non quando diventano uno strumento per separare e offendere gli italiani sulla scorta di logiche razziste e di disprezzo nemmeno tanto velate...
Inoltre i professori a scuola insegnano la storia d'Italia, non unicamente la storia del Piemonte, o solo della Lombardia o solo del Veneto ecc...
C'è chi è morto per unificare l'Italia, c'è chi è morto nella seconda guerra mondiale per liberarla dal gioco di un pazzoide omicida con il mito della razza.
Varrebbe proprio la pena di ricordarsele certe cose, non solo oggi, ma soprattutto oggi che festeggiamo la riunificazione italiana.
Siamo tutti italiani: quelli del Sud che vanno a lavorare al Nord e quelli del Nord che vanno in vacanza al Sud; non mi pare che i leghisti si facciamo tanti problemi di origine in quest'ultimo caso....
Concludo con una frase di Albert Einstein molto significativa:
"L'unica razza che conosco è quella umana!"
Riflettete gente....
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