Passeggiando fra mercatini e negozi durante le mie vacanze natalizie, mi sono imbattuta in un bellissima libreria a Gallipoli: Nostoi.
Più che una libreria si tratta di uno spazio culturale ricavato all’interno di una costruzione dell’800, credo che si trattasse di un’antica cantina o di una sorta di stalla proprio nel centro della cittadina.
Un insieme di nuovo e antico fusi insieme tra oggetti d’epoca ed elementi d’arredo moderni; un pianoforte in un angolo, una tecnologica stufa a legna poco più avanti, i libri appoggiati in scaffali ricavati nel muro e su tavoli di legno grezzo, una stanza di esposizione di prodotti artigianali.
Girovagando tra i tavolini ho pensato di cercare un libro da leggere durante le mie vacanze, poi mi sono ricordata di aver letto una recensione del nuovo romanzo di Daria Bignardi – Un karma pesante - e ho chiesto alla commessa se c’era una copia.
Spesso i libri mi attraggono per la copertina o per il titolo un po’ misterioso. La recensione mi aveva colpito invece perché evidenziava la difficoltà, che hanno alcune persone, a vivere in modo semplice e utilizzare la strada più ovvia per percorre la vita senza dover per forza complicarsi ulteriormente il percorso.
Ma forse l’ho scelto perché inconsciamente sono convinta di avere anche io un karma pesante…
Inoltre mi incuriosiva il fatto che il libro fosse di Daria Bignardi, già autrice del romanzo autobiografico “Non vi lascerò orfani” che però non ho mai letto ma so che ha ricevuto buoni apprezzamenti della critica.
Un karma pesante narra la storia di Eugenia Viola, regista di discreto successo che racconta la sua vita dall’adolescenza ai giorni odierni. Il racconto è un insieme di flashback intervallati da momenti di vita quotidiana che insieme compongono la storia di una persona complicata segnata dal trauma della malattia del padre.
Eugenia è una ragazza sveglia e forte e per questo viene ritenuta dallo zio l’unica persona della famiglia adatta a recepire ed affrontare la notizia che il padre sta per morire di cancro. In realtà la giovane Eugenia è una donna forte all’apparenza ma molto fragile interiormente il che la porta a reagire alla notizia con una chiusura totale nei confronti della famiglia.
Si allontana sempre di più dai suoi cari, prende le distanze dallo zio che adorava e vive da autolesionista frequentando gente sbagliata, avendo relazioni vuote e inutili e trascurando la propria salute fino a che non scopre, per puro caso grazie a un lavoro nella pubblicità, la sua vena artistica che la porta a diventare una regista di successo e a incontrare l’uomo che le restituisce la pace interiore e che insieme a lei costruisce una famiglia.
Devo ammettere che come regista Eugenia non mi convince molto e in un certo senso il fatto che l’autrice la dipinga come una regista di successo, è marginale. Probabilmente l’intento è quello di mettere in luce come anche personalità di spicco vivano conflitti interiori e vite difficili, nonostante la fortuna e la notorietà? Forse, ma non ne sono sicura…
Ad ogni modo ritengo che quello di Eugenia sia un bel personaggio soprattutto dal punto di vista umano: è una donna che non si conosce, attraversa un turbinio di emozioni che non è capace di gestire, s’infila in percorsi di ogni tipo ma alla fine diventa una donna realizzata, sempre animata dal caos interiore e dalla difficoltà di vivere, ma in grado di essere felice a differenza di quanto pensava da giovane, quando era in lotta con il mondo e in fuga da tutti.
Un karma pesante è un libro che mostra la fragilità della vita e delle persone, ma in fondo lascia un messaggio di speranza per cui è sempre possibile riprendere le fila della propria vita, pur percorrendo percorsi tortuosi e complicati per arrivare ad essere felici.
Un frase del libro è significativa al riguardo:
A volte pensi che per cominciare a vivere davvero devi prima capire chi sei, fare le scelte giuste, mettere tutto in ordine: ma alla fine la tua vita sarà il modo in cui hai vissuto. Il modo in cui stai vivendo adesso.
Si potrebbe quindi dire che un karma pesante non è una condanna a morte, anche se chi lo possiede vede il mondo a tinte fosche e affronta quello che gli capita con molta difficoltà.
In uno dei suoi monologhi Eugenia dice:
[…] io prendo sul serio solo le cose negative minimizzando o ignorando quelle positive, come se fossi affetta da una strana miopia e riuscissi a mettere a fuoco solo quello che fa soffrire, e il resto scontato e inutile. Sono così da sempre, non penso di poter cambiare.
In questo mi sono riconosciuta parecchio: non amo se non soffro, non capisco se non faccio scelte sbagliate, non imparo se non sbatto la testa contro il muro, non mi fido fino a che non esaurisco qualcuno al punto di rovinare tutto.
Sono fatta così e penso sempre di non poter cambiare, proprio come Eugenia.
In fondo però, miopia a parte, spesso e volentieri la vita mi è venuta incontro a metà strada, il muro su cui sbattevo la testa per imparare non si é mai rotto, ho fatte strade lunghe e ho perso tempo ma sono arrivata a destinazione in ogni caso, mio malgrado ho dovuto fidarmi di qualcuno e ho capito che chi ti fa sempre soffrire, ama più se stesso che te.
In fondo avere una karma pesante fornisce insegnamenti preziosi.